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Credito commerciale: i trend di mercato e le sfide per il futuro

Febbraio 11, 2022

L’importanza della polizza di credito commerciale nell’attuale contesto storico

Le ricadute economiche della pandemia sono state senza precedenti per dimensioni e velocità.

Il sostegno statale, tuttavia, ha assicurato che i temuti esuberi su larga scala non si siano concretizzati, le famiglie abbiano accumulato risparmi e sia stato preparato il terreno per una rapida e ampia ripresa economica globale. Le aziende che prospereranno in questo ambiente saranno quelle in grado di indirizzare correttamente la crescita dei prossimi anni mitigando i rischi.

L’Assicurazione del credito commerciale è uno strumento efficace per aiutare le imprese a raggiungere questo obiettivo sia nell’ottica di un’attenta analisi della situazione dei propri clienti e quindi di un monitoraggio dei possibili cambiamenti che possono pregiudicare la loro solidità sia nell’ottica di un rimborso qualora il monitoraggio e le informazioni commerciali che l’assicuratore mette a disposizione, non siano stati sufficienti a prevenire la perdita sui crediti commerciali vantati.

A cosa serve l’assicurazione del credito commerciale?

In questo contesto, la polizza credito svolge una funzione fondamentale: tutela l’assicurato dal rischio di default dei propri buyer, apparentemente solidi, che però vedono sempre di più sgretolarsi la propria situazione finanziaria fittiziamente salvaguardata da un sostegno statale senza precedenti, che ha come una conseguenza il procrastinare situazioni di fallimento e di insolvenza ad oggi non tutelate da reali azioni politiche/fiscali congiunturali e strutturali.

Infatti, grazie al sostegno statale, il tasso di insolvenza globale è sceso a circa il 50% rispetto ai livelli toccati durante la pandemia nel 2020. Si prevede che questo trend non si arresterà nei prossimi mesi.

Questo crea fiducia nel mercato e incentiva le aziende all’espansione. Tuttavia parliamo di un mercato “dopato”: la percentuale di insolvenze non rimarrà bassa ancora per lungo tempo e proprio per questo bisogna indirizzare la crescita e tutelarsi.

Esistono due forme fondamentali di crescita aziendale:

  • l’evoluzione naturale che sfrutta la domanda repressa tra i buyer già in portafoglio

In questo caso, l’azienda deve dotarsi di strumenti adeguati al monitoraggio della clientela in modo da individuare anticipatamente potenziali perdite e quindi orientare la crescita verso situazioni sostenibili.

  • l’espansione, che invece implica approcciarsi a nuovi clienti e avventurarsi in nuovi mercati.

In questa situazione, invece, l’azienda dovendo affrontare contesti di cui non ha mai avuto un’esperienza diretta di negoziazione, si trova, per mancanza di conoscenze, in una situazione ad alto rischio.

Mitigazione del rischio: come funziona l’assicurazione del credito?

In entrambi i casi sopra citati esistono strategie di mitigazione del rischio come, ad esempio, l’avvio di volumi commerciali piccoli oppure un corretto utilizzo dello strumento assicurativo della polizza credito commerciale.

Avvalersi di una polizza credito significa acquisire un’esperienza sul mercato di riferimento attraverso:

  • rapporti che la compagnia ha già in corso con altri clienti
  • data analysis finalizzati a comprendere il rischio paese e il rischio del settore di riferimento.

In questo scenario, è fondamentale avvalersi di un partner altamente specializzato che abbia le capacità di stimolare la compagnia al rilascio di affidamenti molto più consistenti, in modo da sostenere l’espansione e aiutarli a cogliere le opportunità di crescita con maggiore agilità e minore rischio.

Ma attenzione alle Società Zombie:

Cosa ci aspetta dal punto di vista commerciale? Ecco una breve panoramica

Sono tre i fattori che guideranno il commercio a partire dai primi mesi del 2022:

1)   Un’inarrestabile domanda dei consumatori

Tra il 2020 e il 2021 la domanda dei consumatori ha raggiunto livelli senza precedenti e dovrebbe rimanere al di sopra della tendenza anche nel 2022-2023.

Ciò è spiegato in primo luogo dagli stimoli fiscali in reazione al Covid-19, che continuano a sostenere la domanda piuttosto che l’offerta, soprattutto nelle economie avanzate dove i governi hanno dispiegato un sostegno fiscale e monetario equivalente a circa il 25% del PIL; e in secondo luogo dall’eccesso dei risparmi creati durante la crisi che non si esaurirà entro il 2023. Si stima che i risparmi in eccesso maturati durante la pandemia ammontino a 500 miliardi di dollari in Europa e a 1 trilione di dollari negli Stati Uniti.

2)    Il repentino recupero delle scorte aziendale e l’aumento degli investimenti

Dopo la riduzione dell’inventario da parte delle imprese al culmine della crisi del Covid-19, i produttori hanno dovuto rifornirsi rapidamente per far fronte al rimbalzo senza precedenti della domanda nelle economie avanzate.

L’urgenza di rifornirsi ha raggiunto il picco negli ultimi mesi del 2021 e ha portato, non senza difficoltà, ad un livello di stock superiore alle medie a lungo termine pre-crisi nella maggior parte dei settori.

Di pari passo si osserva un elevato potenziale di investimento per le aziende europee. Infatti, le imprese europee, rispetto a quelle americane, sembrano relativamente meno avanzate nel loro ciclo di investimento e si affidano piuttosto a tassi di utilizzo della capacità produttiva superiori alla norma. Questo potrebbe portare ad un recupero degli investimenti in Europa nel 2022 date le condizioni di finanziamento favorevoli e le elevate posizioni di cassa aziendali.

La maggior parte dei sondaggi mostra che le aziende hanno ritardato le decisioni di investimento nel 2021 a causa di strozzature nella catena di approvvigionamento e carenze di stock derivanti dalla forte dipendenza dell’Europa da input intermediati dall’estero.

In attesa di un rallentamento del caos della catena di approvvigionamento previsto per la seconda metà del 2022 il 52% delle aziende italiane ha deciso di tutelarsi accorciando tali catene, accumulando scorte e optando per l’assicurazione del credito commerciale.

3)    Riduzione delle congestioni marittime all’aumentare della capacità

Le congestioni marittime dovrebbero man mano essere sempre meno acute in quanto la capacità è in aumento: gli ordini globali di nuove navi portacontainer hanno raggiunto livelli record negli ultimi mesi, pari al 6,4% della flotta esistente, mentre gli Stati Uniti spenderanno 17 miliardi di dollari per aggiornare le proprie infrastrutture portuali.

Nel breve termine, si prevede che i costi di spedizione diminuiranno gradualmente dopo aver raggiunto il picco a settembre 2021 a livelli da sei a sette volte superiori rispetto a prima della crisi Covid-19. Tuttavia, rimarranno a livelli elevati nel 2022.

L’Europa è ancora priva di piani di investimento infrastrutturali su larga scala, che manterranno la sua vulnerabilità agli shock della catena di approvvigionamento a lungo termine, data la sua dipendenza dai fattori produttivi provenienti dall’estero, in particolare dall’Asia.

Nel complesso, si prevede che il commercio globale in volume tornerà gradualmente alla sua media a lungo termine pre-crisi, con una crescita del +5,4% nel 2022 e del +4,0% nel 2023. E mentre le acute carenze di input, unite ai maggiori costi di spedizione e a un dollaro forte, hanno spinto al rialzo gli effetti dei prezzi nel 2021 (crescita in termini di valore prevista al +18,8% nel 2021), prevediamo che questa tendenza nella crescita dei prezzi si invertirà nel 2022 al di sotto dei massimi del 2017-18.

Oltre i numeri: gli scenari e rischi nascosti

Questo contesto di crescita cela molteplici difficoltà legate alla crisi del gas, alla presenza di società zombie e alle asimmetrie informative presenti sul mercato.

Gran parte del mondo sta attraversando la più grave crisi energetica mai esistita. La scarsità fisica del metano ha fatto esplodere il prezzo di quest’ultimo e, conseguentemente, dell’elettricità. Ad oggi, le strozzature dal lato dell’offerta e l’incremento del costo dell’energia rappresentano i principali rischi per la ripresa economica.

Si stima che in Italia nel 2022 i costi energetici ammonteranno a 37 miliardi di euro. L’Italia è il paese più esposto al rincaro del gas perché il suo mix energetico privilegia tale fonte: 42% del consumo totale di energia in Italia nel 2020, contro il 26% in Germania (che usa molto carbone) e dal 17% in Francia (che si affida di più al nucleare).

Il forte aumento dei costi per le imprese e l’elevata difficoltà di trasferire ai clienti i rincari delle commodity hanno portato ad una brusca compressione dei margini operativi. La sofferenza dei margini è tendenzialmente maggiore nei settori più vicini alla domanda finale ancora compressa (ad esempio, abbigliamento e mezzi di trasporto) e in quelli energivori (metallurgica, ceramica, legno e carta).

In definitiva, è tempo di riprendere a fare commercio con fiducia ma anche in sicurezza mitigando al massimo i rischi aziendali.

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